(10) Le effigi variopinte e minacciose dei guardiani delle porte erano tradizionali nella casa cinese. Esse venivano appunto fatte risalire a questa storia dei grandi Tang.
(11) Un uomo s'addormenta all'ombra d'un albero e sogna una vita di trent'anni: matrimonio, grande carriera, sconfitte e lutti. Quando si sveglia, scopre ai piedi dell'albero un formicaio, e riconosce nelle minuscole gallerie le scene della vita sognata. (Novella di Li Gongzuo - circa 770-848: Storia del prefetto di Nanke.)
(12) Il giallo (colore del quinto oriente, il centro, presidiato appunto dall'Imperatore Giallo) è il colore imperiale; gialle erano le tegole dei tetti dei palazzi imperiali.
(13) Del vero Tripitaka c'è il nome e poco più. Il resto è romanzo.
(14) Nessuno di questi titoli compare nel canone buddista.
(15) Il Buddha raccoglie un monaco mendicante, malato e derelitto; lo risana miracolosamente, lo riveste e lo conforta.
(16) Nell'originale Scimmiotto non è "né Tang né zucchero". Tang significa anche zucchero.
(17) Il Tripitaka storico veniva effettivamente da una famiglia dello Henan, di cui faceva parte la commenda di Honnong.
(18) Potrebbe significare: vivrà per sempre. L'immortale Huang Weng diveniva calvo ogni duemila anni (e mutava le ossa ogni tremila). In un'amichevole intervista, dichiarò di essere divenuto calvo cinque volte in vita sua ("per sempre", in cinese, sarà un tempo incredibilmente lungo, ma pur sempre contato).
(19) Come dire: Grande sutra del cuore della perfezione di sapienza. Era un testo molto popolare, più volte tradotto in cinese. La traduzione utilizzata dall'autore è precisamente quella del vero Tripitaka.
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